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ERNST
A Brühl, vicino Colonia, il 2 aprile del 1891 (come racconta lo stesso artista proponendo una versione fantastica della propria nascita) Max Ernst «sbuca fuori da un uovo che sua madre aveva deposto in un nido d'aquila e che l'uccello aveva covato per sette anni»; il racconto aggiunge che «possono aver influito positivamente sulla mente fertile e sensibile del bambino le caratteristiche geografiche, politiche e climatiche di una città come Colonia, posta in un punto di confluenza delle varie componenti della cultura europea: l'antica civiltà mediterranea, il razionalismo dell'Occidente, il fascino occulto tipico dell'Oriente, le mitologie nordiche, l'''imperativo categorico" prussiano, gli ideali della rivoluzione francese [...] Si ritrova agevolmente nell'opera di Max Ernst la tensione potente e continua che deriva da queste tendenze contraddittorie. Un giorno, forse, da questa tensione scaturiranno gli elementi di una nuova mitologia».
Il piccolo Ernst è un bambino sveglio, ha un padre molto severo e un contatto assai precoce con la morte che turba la sua immaginazione. Soffre di allucinazioni - le prime a quindici anni quando muore il suo amato pappagallo e nella stessa notte nasce una sorellina: in quest'occasione ha le prime crisi mistiche e comincia un processo di identificazione con i volatili - ed esercita la fantasia, ama guardare: già nell'infanzia ha visioni tra sonno e veglia.
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Nel 1908 si iscrive all'Università di Bonn per studiare filosofia e seguire corsi di psichiatra ma presto comincia a dipingere: ricerca i suoi soggetti attorno a sé, affascinato dal mondo, ma anche dentro di sé, nelle sue visioni. Comincia a studiare l'arte degli alienati e progetta una ricerca su questo tema; intanto conosce il pittore August Macke che come lui ammira l'arte di Delaunay. Nel 1912, insieme a Macke (che morirà nel 1914), forma la Junge Rheinland (Giovane Renania), che raccoglie pittori e poeti. Visita la mostra Sanderbund a Colonia, in cui sono esposte tele di van Gogh, Cézanne, Picasso e conosce Munch. Sempre nel 1912 espone a Bonn da Cohen e a Colonia alla galleria Feldmann. L'anno seguente partecipa a una collettiva alla galleria Der Sturm a Berlino, organizzata da Macke e Kandinskij insieme a Klee, Delaunay e Chagall. Quello stesso anno, da Macke e ospite Apollinaire. Ernst scrive: «Eravamo senza parole, affascinati dai discorsi alati di Apollinaire che passava dagli argomenti più seri a quelli più divertenti, dal sorriso, dal paradosso al più incisivo sillogismo». Nell'estate del 1913 va a Parigi per la prima volta e non fa altro che passeggiare; e la sua prima esperienza di "flaneur" parigino: esperienza che è come il primo amore, lega per sempre. Nel 1914 incontra a una mostra di pittura a Colonia un giovane di bell'aspetto che senza molto successo sta cercando di spiegare il valore dell'arte moderna a un vecchio signore riottoso.
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Ernst fa amicizia col giovane: si tratta di Hans Arp, insieme al quale fonderà, al ritorno dalla guerra, la sezione dadaista di Renania. Allo scoppio della Grande guerra è mandato al fronte come artigliere e vi rimane quattro anni restando ferito due volte. Scrive: «Primo agosto 1914: Max Ernst muore per risorgere 1'11 novembre 1918 nelle vesti di un giovane che sogna di ritrovare i miti del suo tempo. Di tanto in tanto chiede consiglio a quell'aquila che aveva covato l'uovo della sua vita prenatale».
Nel 1919 conosce il dadaismo e scopre che Arp non e morto, come pensava, ma e nascosto a Zurigo. Con Arp e Baargeld fonda la rivista "Der Ventilator" e promuove la "scandalosa" mostra di Colonia del 1920. Nel 1921 incontra Paul Eluard, contro il quale aveva combattuto, senza saperlo, al fronte. Pochi mesi ed Ernst si trasferisce a Parigi: escono due volumi (Les malheurs des immortels e Répétitions) realizzati in collaborazione con Eluard. Nel 1924 vende tutto e parte per l'Indocina con Eluard e la di lui compagna Gala. Al loro ritorno, in autunno, qualcosa e cambiato: Breton ha appena pubblicato il Manifesto del surrealismo, e Parigi è in piena effervescenza. Nel 1925 scopre il "frottage", la prima tecnica surrealista: «Questo procedimento, applicato mediante tecniche appropriate, escludendo cioè ogni influenza conscia della mente (ragione, gusto, morale) e riducendo al minimo il ruolo attivo di colui che si suol definire l"'autore" non è altro che l'equivalente di una sorta di scrittura automatica.
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Il ruolo dell'artista si riduce così al potenziamento delle allucinazioni della mente ed egli e semplice mente lo spettatore, colui che contempla il farsi stesso della propria opera». I primi frottage, raccolti nell'Histoire naturelle, vengono realizzati facendo cadere dei fogli sopra un pavimento con profonde venature in rilievo e strofinando poi la carta, con una mina di piombo. In questo modo Ernst ottiene disegni che, rappresentando una progressiva serie di suggestioni e «mutamenti spontanei» (che avvicina alle infantili visioni del dormiveglia), perdono la sostanza della materia e si «configurano in immagini estremamente precise che sono capaci di rivelare la causa o la sembianza dell'ossessione». I frottage possono essere realizzati anche in pittura, scoperta che gli offre ulteriori possibilità espressive. Nel 1926 lavora con Miró alle scenografie del balletto Romeo e Giulietta per Diaghilev, ricevendo dure critiche da Breton e Aragon.
Dal 1927 dipinge i quadri visionari delle foreste, dei fiori, delle metamorfosi e l'anno successivo Breton si diffonde sulla sua inventiva in Le surréalisme et la peinture.
Nel 1930 Buñuel e Dalí realizzano il film L'âge d'or, che si ispira anche ai suoi quadri e in cui Ernst appare come attore. Nel 1933 e iscritto nelle liste di proscrizione naziste. Nel 1939 1940 viene internato più volte in campo di concentramento; riesce sempre a fuggire e nel dopo guerra si stabilisce negli Stati Uniti. Morirà Parigi nel 1976.
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MASSON
André Masson nasce nel 1896 in Francia, in un piccolo villaggio nella regione della Oise, Balagny-sur-Therain, e la sua infanzia, trascorsa in campagna a contatto con la natura (vicino alla Madre-Terra archetipica) si ripercuote su tutta la sua opera, in cui le immagini della fertilità, di una natura germinante e dei cicli biologici saranno molto frequenti. Ma presto la sua famiglia si trasferisce nelle Fiandre: Masson, precocissimo, a undici anni e ammesso all'Accademia di Bruxelles. La sua formazione avviene a contatto della tradizione pittorica fiamminga: cresce osservando le opere di Rubens e di Bruegel. Solo in un secondo tempo incontra la pittura francese e viaggia in Italia per apprendere l'arte del Rinascimento, rimanendo impressionato, come del resto Aragon e Artaud, soprattutto da Paolo Uccello.
Prima della guerra si reca in Svizzera dove si mette a studiare Nietzsche, dal quale è particolarmente suggestionato: questo sarà uno dei principali motivi di discordia con Breton. In guerra, nel 1917, riporta una gravissima ferita ed è ricoverato prima in un ospedale militare e poi in manicomio.
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L'esperienza della guerra (e dell'internamento) lo traumatizza.
Dopo il conflitto prende confidenza con la pittura d'avanguardia e decide di trasferirsi a Parigi, dove arriva nel 1920. Qui ha una prima fase cubista: si avvicina alla maniera di Derain e conosce Kahnweiler che sarà il suo mercante. Si installa in un atelier in rue Blomel che diventa uno dei principali luoghi di ritrovo dei giovani dell'avanguardia. "Chez" Masson si discute di poesia, letteratura, politica e anche di psicanalisi: le teorie di Freud lo hanno molto colpito e lo influenzeranno molto. I suoi quadri saranno, infatti, prevalentemente erotici, soprattutto nella seconda fase surrealista, dalla meta degli anni Trenta agli anni della seconda guerra mondiale. Allora Masson, rifugiato come molti altri surrealisti in America, prenderà nuovamente le distanze da Breton: «Non appartengo più al gruppo surrealista dal 1943; la rottura definitiva avvenne negli Stati Uniti, niente più dell'esilio per scavare un fossato inattraversabile tra noi emigrati».
In questa seconda fase surrealista molte sue opere sono legate alla sfera del sesso e della riproduzione: metamorfosi, trasformazioni, fenomeni di germinazione, amplessi.
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Ma già nella prima fase, dal 1923 al 1929, dopo aver superato l'influenza di Derain e, dopo aver perso la "griglia" cubista, Masson si era interessato ai processi di metamorfosi. Eros e Thanatos, vita e desiderio, distruzione e istinto vitale: Masson vuole risolvere le stesse contraddizioni che si ritrovano anche nelle tematiche surrealiste. Anche la sua pittura rappresenta le visioni dell'inconscio: sono immagini oniriche realizzate attraverso lo studio del continuo processo di metamorfosi che subiscono le forme naturali.
A una sua mostra del 1924 André Breton acquista la tela dei Quattro elementi: il surrealismo é appena nato e il suo leader invita Masson e il gruppo di rue Blomel a partecipare alla fase creativa del Bureau central de recherches surréalistes. Anche Masson sta cercando di realizzare dei disegni "in trance", non è dunque distante dai primi tentativi automatici, sia poetici che pittorici. Sui primi numeri di "La Révolution Surréaliste" sono pubblicati alcuni di questi esperimenti. Masson riuscirà anche a fare pittura automatica, mischiando con i colori sul la tela colla, sabbia o altri materiali e a elaborare una sorta di "scrittura automatica" veloce e convulsa che mantiene, pero, riferimenti col mondo naturale.
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In questo periodo esegue molti ritratti e illustra anche le opere poetiche degli amici. Alla fine degli anni Venti si allontana dal gruppo e, infatti, nel Secondo manifesto del surrealismo Breton lo attacca formalmente. Probabilmente Masson si e avvicinato troppo a Bataille, che è assai malvisto: i due artisti hanno, per il leader surrealista, una visione troppo tragica dell'erotismo. In questi anni Masson, che vive in Spagna, si dedica allo studio dei miti antichi.
Il secondo periodo surrealista e ancora più "sessuato". Masson si riavvicina a Breton nel 1940, quando i surrealisti lasciano Parigi per Marsiglia, poi per la Martinica prima di raggiungere gli Stati Uniti. L'America segna il momento della maturità umana e artistica, ma la collaborazione creativa con i surrealisti dura poco. Masson scopre l'arte orientale e ha una nuova fase, sensuale e gestuale. Al ritorno in Francia si lega a Sartre e Simone de Beauvoir allontanandosi del tutto dal surrealismo. La raccolta dei suoi scritti, pubblicata nel 1976, si intitola significativamente Le rebelle du surréalisme.
Masson muore a Parigi nel 1987.
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MIRÓ
« Nous l'adMIRÓns», noi lo ammiriamo, scrive Raymond Queneau evidenziando, con un espediente giocoso il nome di Miró nel verbo francese col quale esprime la propria e l'altrui stima nei confronti del maestro.
Joan Miró nasce nel 1893 a Montroig, in Catalogna. Studia a Barcellona e subisce l'influenza del gruppo dadaista di Picabia ma è un pittore che rimane "senza etichetta": ha un primo periodo figurativo che cessa all'inizio degli anni Venti per l'astrazione; a questa fase di passaggio appartiene per esempio La fattoria (1921-1922). Lascia la Spagna e si installa a Parigi in un atelier accanto a Masson.
Lì comincia a dipingere i suoi "quadri dei sogni", che sono una "comprensione o meglio "interpretazione" del vuoto.
Apparentemente la sua arte e al di fuori di qualsiasi schema, un'arte che sembra libera e selvaggia, ma che è in realtà calibrata e rigorosa. La fantasia sfrenata e anche il gioco a cui la sua opera rimanda sempre si devono alla sua radice catalana: sono le stesse necessita che si ritrovano in un altro catalano, Gaudí, che Miró ama molto.
Durante la guerra civile spagnola svolge un ruolo importante finanziando una fondazione antifranchista. Tornerà in Spagna alla fine degli anni Trenta e dalla metà del decennio successivo si dedicherà alla ceramica e alla scultura. Miró, al di là delle periodizzazioni schematiche, è un artista assai omogeneo e poco |
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legato a influenze di gruppi. Fino ai trent'anni ha una formazione naturalistica, poi diventa autonomo e inventa una sua cifra stilistica, anche se è toccato dalla creatività fantastica dada e surrealista. La sua pittura viene accolta dai surrealisti perché negli anni parigini presenta una tangenza con alcune opere di Picasso e anche di Masson e Picabia. Ma Miró si allontana completamente dalla figurazione tradizionale, ottocentesca e postimpressionistica, e si affranca anche dalla figurazione meticolosa della maggior parte dei surrealisti: Magritte, Dalí, Tanguy. Non è un artista astratto ma ha fatto sue le conquiste più importanti, pure e rigorose dell'astrattismo, sia nel colore che nell'innovazione formale: il suo e un astrattismo narrativo, onirico, fantasioso e vivace, e non morboso o viscerale come quello di altri surrealisti.
La pittura-scrittura di Miró, forse per questa dimensione scherzosa, sulle prime lascia abbastanza indifferente Breton che però, alla fine degli anni Cinquanta, lo includerà tra i maggiori surrealisti: la sua opinione era già mutata dal 1941 dopo una grande mostra statunitense, quando aveva scritto che la pittura del catalano aveva cambiato direzione.
Miró, Arp ed Ernst vengono consacrati dalla Biennale del 1954.
L'artista muore a Palma di Maiorca nel 1983. |
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PICABIA
Francis Picabia nasce a Parigi nel 1879 e muore nel 1953 nella stessa città; è francese ma di origine cubana. Di famiglia assai agiata, sarà uno dei maggiori finanziatori delle attività del l'avanguardia fin dagli anni Dieci. Abituato al successo e di temperamento passionale ed estroverso, Picabia è anche un uomo lacerato dall'ansia e dall'angoscia esistenziale. Come pittore ha successo fin da giovane e colpisce l'ambiente accademico con l'alta qualità del suo stile. Il suo modo di dipingere, nei primi anni del secolo, doveva ancora qualcosa a un'impostazione tradizionale, di derivazione postimpressionista. Ma in breve, dopo essersi avvicinato agli ambienti modernisti e aver rotto il contratto che lo legava al potente mercante parigino Danthon, Picabia, ancora piuttosto fauve, si lega alle esperienze moderne postcubiste del gruppo di Puteaux ed espone alla mostra orfica della Section d'or, nell'ottobre del 1912.
Amico di Duchamp, lo raccomanda ad Apollinaire che sta terminando di scrivere Les peintres cubistes. Nel 1913 si reca negli Stati Uniti per la mostra all'Armory Show e rimane sei mesi a New York, dove entra in contatto con l'ambiente più all'avanguardia; in particolare con Stieglitz che è proprietario della galleria Photo-Secessione e dirige una rivista, "Camera Work". Stieglitz gli offre l'opportunità di realizzare la sua prima personale e Picabia in pochi mesi esegue una serie di acquerelli astratti.
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Durante la guerra ritorna a New York, ritrovando Duchamp. Insieme a quest'ultimo e a Man Ray dà vita a un progetto analogo a quello dadaista. Realizza le prime "tele meccaniche" e partecipa alla nuova rivista di Stieglitz, "291". Trasferito per una lunga convalescenza a Barcellona, incontra nella città catalana molti profughi francesi e fonda una sua rivista, "391", che sarà pubblicata in Spagna, poi a New York e infine a Parigi. Nel 1920, ancora a Parigi, darà vita a un'altra rivista, "Cannibale", che proseguirà sulla falsariga di "391".
Picabia si stanca in fretta, e abbandona il dadaismo ancor prima del Processo Barrès. Con Breton partecipa alla seconda fase dell'avventura di "Littérature", di cui realizza diverse copertine. Nel 1924 litiga con Breton è l'ultimo numero di "391" è una presa in giro del movimento surrealista.
Immediatamente, Picabia dà vita a un estemporaneo contromovimento, l'istantaneismo, che organizza una serata in cui si presenta un balletto di Picabia, Parade, con musiche di Erik Satie e un intervallo cinematografico realizzato da René Clair e dallo stesso Picabia, Entr'acte.
La serata ha grande successo e Picabia si ritira per i successivi vent'anni a dipingere sulla Costa Azzurra (pittura "dei mostri" e delle "trasparenze"), esponendo spesso con i surrealisti con i quali ristabilisce i rapporti. Dimenticato negli anni Cinquanta,viene riscoperto da Arturo Schwarz che ne sottolinea il ruolo fondamentale nell'evoluzione sia delle neoavanguardie che degli anni Settanta concettuali. |
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MAGRITTE
René Magritte nasce a Lessines, in Belgio, il 21 novembre 1898; studia all'Accademia di Bruxelles dal 1916 e comincia a svolgere un'attività pittorica influenzata dalla ricerca d'avanguardia.
Nel 1922 sposa Georgette Berger e inizia a lavorare in una fabbrica di carta da parati come disegnatore; nel 1925 dirige la rivista d'avanguardia "Oesophage" insieme all'amico E. T. L. Mesens, ma l'esperienza sarà breve: della rivista uscirà un solo numero.
Nel 1926 scopre la poesia surrealista, conosce la pittura di de Chirico attraverso Marcel Lecomte ed entra in contatto col gruppo parigino Ancora a Bruxelles collabora alla rivista "Marie" e dipinge una delle prime opere surrealiste: Le jockey perdu.
Nel 1927 si trasferisce a Parigi e partecipa per tre anni all'attività del gruppo surrealista. In questo stesso anno cominciano le sue esposizioni: la prima personale è a Bruxelles, alla galleria Le Centaure, l'anno successivo espone alla galleria L'Epoque e partecipa all'Exposition surréaliste della galleria Goemans.
Nel 1930 torna definitivamente in Belgio, e nel 1931 tiene una personale alla Salle Giso. Tornato in patria, Magritte si iscrive al Partito comunista belga e nel 1934 disegna per Breton la copertina di Qu'est ce-que le surréalisme?. La sua pittura è inizialmente influenzata dalla spazialità del primo de Chirico ma è una pittura ''difficile'', anche se Magritte dichiarerà: «La mia maniera di dipingere è assolutamente banale e accademica. |
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Importante nella mia pittura è ciò che essa mostra».
Magritte realizza degli accoppiamenti incongruenti che spiazzano nella loro apparente semplicità: rappresenta cose riconoscibili (un sasso sospeso, una pipa, un quadro sul cavalletto di fronte a una finestra aperta sullo stesso paesaggio rappresentato nel quadro) ma, decontestualizzandole, fa della pittura un mezzo di conoscenza, uno strumento linguistico che in realtà non permette di essere davvero utilizzato "immediatamente", perché il rapporto tra la "cosa" e la forma che la rappresenta, o la parola che la designa, è mutato, prevede un'attenzione maggiore del normale, una relazione più complessa. Pittore figurativo, ha un repertorio ridotto, ricorrente e iconicamente assai riconoscibile. Muore a Bruxelles nel 1967.
DALÍ
Salvador Dalí nasce a Figueras, in Spagna, nel 1904 e muore nel 1989. A Madrid è compagno d'accademia di Garcia Lorca e Buñuel. Dal 1928 si stabilisce a Parigi dove si lega al gruppo surrealista. La sua prima opera surrealista e la collaborazione alla sceneggiatura del film di Luis Buñuel Un chien andalou, nel 1929. Il film si basa su un montaggio paradossale e discordante delle immagini ed è stato spesso interpretato in chiave psicanalitica. Secondo lo storico del cinema Georges Sadoul, in quegli anni assai vicino al movimento anche se presto più legato alle scelte staliniste di Aragon, in Un chien andalou non c'è |
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allegoria ma ci sono solo immagini metaforiche che si richiamano direttamente al patrimonio già codificato dei surrealisti.
Dalí, dopo l'allontanamento di Artaud dal gruppo, lo sostituisce come instancabile organizzatore del surrealismo totale: la pratica surrealista per Dalí deve riversarsi in ogni momento della vita, in ogni situazione. Dalí cerca di vivere una vita surrealista in maniera assolutamente plateale: la sua attitudine artistica, secondo lo psicanalista Jacques Lacan, acquista addirittura un metodo: «La méthode paranoïaque critique». Con Benjamin Péret, Dalí incarna il surrealista-tipo degli anni Trenta, mettendo insieme gli aspetti materialisti e radicali che caratterizzano il movimento ma cercando troppo presto il successo, mondano e commerciale, e prendendo di conseguenza una posizione assolutamente incompatibile col movimento, col quale rompe definitivamente quando manifesta apertamente le sue simpatie reazionarie.
La sua opera è certamente ricca e varia, delirante e visionaria, ma tradizionale e scontata nella tecnica pittorica. I primi paesaggi sono allucinati e deserti, popolati di personaggi simbolici, carichi di significati e allusioni sessuali; la seconda maniera è più accademica. |
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DELVAUX
Paul Delvaux, nato a Antheit, in Belgio, nel 1897, è morto nel 1994. Di famiglia alto borghese (è figlio di un avvocato della corte d'appello di Bruxelles), studia pittura e architettura all'Accademia di Bruxelles. Dagli anni Cinquanta insegnerà architettura nella stessa scuola.
Quando scopre la pittura espressionista di Permeke ed Ensor distrugge i quadri del suo primo periodo postimpressionista; ma in seguito distrugge anche le sue tele espressioniste, quando in occasione della mostra Minotaure al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles, nel 1934, scopre il surrealismo: da questo momento la sua pittura segue un percorso decisamente unitario e coerente: l'anno successivo diventa a pieno titolo un pittore surrealista.
Delvaux unisce lo spazio dechirichiano, che lo ha molto colpito, allo straniamento di Magritte (anche se lo ammetteva malvolentieri).
È un solitario, non si lega troppo al gruppo surrealista, non partecipa alla vita politica ma espone alle principali mostre del movimento e nel 1944 tiene la sua prima retrospettiva a Bruxelles.
Anche Delvaux, come Magritte, è un pittore tradizionale, anzi "accademico", anche se talvolta forza, estremizzandola, la finestra prospettica. I suoi soggetti si ripetono abbastanza, tra interni borghesi e architetture classicheggianti, e sono dominati da inquietanti figure femminili, spesso nude, e avvicinate a palesi simboli di morte che sembrano ossessionarlo. |
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TANGUY
Yves Tanguy nasce a Parigi nel 1900 e muore nel Connecticut, a Woodburg, nel 1955. Diventa artista nel 1923 quando, passando in autobus davanti alla galleria di Paul Guillaume, vede per caso una tela di de Chirico. Tanguy abiterà in rue de Château 54, insieme a Prévert e, spesso, a Queneau e Péret. La vecchia dimora, oggi distrutta, è per lungo tempo uno dei punti di ritrovo principali del gruppo dei surrealisti
Legato per più di un decennio al gruppo, Tanguy partecipa alle manifestazioni, scrive e disegna per le riviste e produce oggetti surrealisti. Il maggior successo come pittore lo trova, però, solo negli Stati Uniti dove si trasferisce dal 1939 insieme a sua moglie, la pittrice americana Key Sage. A differenza degli altri artisti surrealisti, Tanguy non teorizza la sua poetica, non scrive ne parla della sua opera anche se conosce a fondo la letteratura. Le sue prime opere presentano una tipica grafia automatica, vicina agli esperimenti coevi di Masson ed Ernst ma dalla fine degli anni Venti la sua scelta artistica cambia. La sua pittura infatti, tradizionale nella scelta del mezzo e dello schema prospettico, si allontana sia dalla tradizione che dalla realtà nella scelta del soggetto e Tanguy si dedica a paesaggi rarefatti e fantascientifici, visionari e suggestivi ma allo stesso tempo desolati, sconfinati, senza abitanti, nelle sue opere non ci sono mai riscontri oggettivi: nel mondo lunare non c'è atmosfera, non crescono piante, non ci sono esseri viventi.
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ARP
Hans (Jean) Arp nasce a Strasburgo, in Francia (ma allora appartenente alla Germania) nel 1887, e muore a Basilea, in Svizzera, nel 1966.
Studia all'Accademia di Weimar e poi alla Julian di Parigi. Pittore, scultore e poeta, tra i protagonisti più completi dell'avanguardia, partecipa attivamente sia alle prime fasi dell'astrattismo tedesco che al dadaismo zurighese e poi tedesco e al surrealismo. Dopo aver esposto all'inizio degli anni Dieci in Svizzera e Germania, si rifugia a Zurigo nel 1915 e partecipa alla prima fase dell'esperienza dada.
Inventa un vocabolario plastico astratto e lirico fatto di forme naturali che "ritaglia" nei diversi materiali con cui opera. Inventa collage di carta e parole: poesie concrete governate dalla legge del caso. Sperimenta tecniche nuove, realizza rilievi policromi, collabora al dadaismo di Colonia insieme a Max Ernst, di cui diventa amico subito prima dello scoppio della guerra. In contatto con El Lisickij e Schwitters, rappresenta il polo lirico di Dada: insieme alla moglie Sophie Täuber e a Theo van Doesburg lavora alla decorazione del Café l'Aubette di Strasburgo (oggi distrutto) realizzando uno dei più significativi esempi di ambiente neoplastico.
Partecipa al surrealismo da esterno, rimanendo immune da tutte le "querelles". Negli anni Trenta aderisce a Cercle et Carré e successivamente ad Abstraction-Creation.
Nel secondo dopo guerra esegue negli Stati Uniti e in Venezuela importanti opere per spazi pubblici.
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DUCHAMP
Marcel Duchamp nasce a Blainville nel 1887 e muore a Neuilly nel 1968. Fratello di Jacques e Susanne Villon e Raymond Duchamp Villon, studia a Parigi all'Academie Julian.
Vicino all'orfismo, dopo una prima fase fauve, partecipa all'esposizione della Section d'or nel 1912, e viene citato da Apollinaire tra i pittori cubisti anche se Gleizes e Metzinger non lo vogliono alla mostra degli Indépendants. Il suo famoso Nudo che scende le scale, esposto all'Armory Show di New York nel 1913, rappresenta lo spartiacque per la moderna pittura americana, viene acquistato dagli Arensberg e decreta il suo successo.
Nel 1915 Duchamp lascia la Francia e si trasferisce negli Stati Uniti, dove realizza la sua gran de opera su vetro, La mariée mise à nu par ses célibataires, même (o Grande vetro) che racconta la storia della sposa che non riesce a farsi amare dai suoi corteggiatori perché probabilmente, come suggerisce Octavio Paz, non vuole concedersi. Una grande metafora, un monumento alla critica e all'amore, che lascia una domanda in sospeso, qualcosa di incerto, e pone un interrogativo sul destino dell'arte. Si tratta di una delle opere più importanti e interpretate di questo secolo: due lastre di vetro sulle quali e dipinto un complicato meccanismo che Duchamp lascia non finito nel 1923, dopo un incidente di percorso che ne aveva incrinato la superficie: con questo gesto l'artista abbandona la pittura e si dedica ad al tre attività, per esempio agli scacchi.
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Dal 1913 Duchamp costruisce ready-made e altre "trappole" artistiche: nel 1917 invia alla Società degli artisti indipendenti di New York quella più imbarazzante: un gabinetto in ceramica bianca rovesciato dal titolo Fontana. Nel 1934 Duchamp inventa un museo personale portatile, la Boîte en valise: all'interno di una scatola sistema le versioni in miniatura delle sue opere più significative, compreso il Grande vetro. Per "facilitare" l'accesso alla sua opera Duchamp conserva all'interno di un'altra Boîte tutti gli appunti e le ipotesi di lettura che hanno accompagnato i dieci anni di elaborazione del Grande vetra.
Dopo una lunga "inattività" motivata dalla sua paradigmatica pigrizia, Duchamp attende lungamente alla sua opera finale (1946-1966): Étant donnés: 1) la chute d'eau, 2) le gaz d'éclairage, complicata quanto il Grande vetro, al quale forse vuole fornire una risposta. |
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