Paul Gauguin, Visione dopo il sermone (o Lotta tra Giacobbe e l'angelo), 1888, Edimburgo, National Gallery of Scotland. A Pont-Aven, in Bretagna, nella selvaggia terra di confine del Finistère, Gauguin diventa la figura chiave di un gruppo di artisti alla ricerca di un nuovo linguaggio pittorico, in contrasto con la tradizione. Tra essi, Charles Laval, Charles Filiger, Henry Moret, Louis Anquetin, Emile Bernard che affermava: «Si deve semplificare per poter rivelare». | |
In una lettera del 1885 a Emile Schuffenecker Gauguin propone una forma d'arte che traduca «fenomeni che ci sembrano sovrannaturali, ma di cui abbiamo la sensazione». Dal 1888 utilizza un nuovo arsenale di forme visive, che hanno come scopo la rappresentazione di un dominio extrapercettivo. Visione dopo il sermone, eseguito a Pont-Aven fra l'agosto e il settembre di quell'anno, è la prima immagine di un nuovo stile, il "sintetismo", strumento di una visione anti naturalista e simbolista. In un'immagine unica Gauguin rappresenta la realtà delle donne bretoni in preghiera e il contenuto della loro visione interiore. Il potere di suggestione del dipinto deriva dalla fusione fra naturale e sovrannaturale. L'albero, oltre che strumento asimmetrico per rendere una sensazione di piattezza (secondo una tecnica tratta dalle stampe giapponesi), istituisce una frontiera fra realtà e apparizione. Applicato in modo unitario, il colore è circondato dal nero, come negli smalti e nelle vetrate medievali, con effetto di intensificazione tonale e di appiattimento delle superfici. L"'aplat", di un rosso irreale, rappresenta il piano trascendente e penetra nelle coscienze delle donne in preghiera. Dipinto di ispirazione religiosa, Visione dopo il sermone traduce l'essenza del simbolismo aurorale di Gauguin, è saggio di smaterializzazione. Lontana dalle leggi naturali dell'ottica, la sua tavolozza inventa una gamma cromatica modulata dai contorni della visione interiore. | |
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