Edward Burne-Jones, La testa funesta, 1886 -1887, dal Ciclo di Perseo (1875-1898); Stoccarda, Staatsgalerie. «La pittura», afferma Burne-Jones, «è un bel sogno romantico di qualcosa che non è mai stato, né mai sarà, in una luce migliore di qualsiasi luce che sia mai brillata, in una terra che nessuno può individuare o ricordare, solo desiderare e le forme divinamente belle». L'artista inizia a dipingere piuttosto tardi, dopo i vent'anni (nasce nel 1833) e le sue prime opere rivelano chiaramente l'influenza di Rossetti. Nel 1859 compie il suo primo viaggio in Italia per studiare dal vero l'arte degli antichi maestri (Botticelli, al tempo ancora poco noto in Inghilterra, sarà determinante per l'evoluzione del suo stile). Al primo soggiorno italiano ne seguono altri tre: nel 1862 (con Ruskin) alla scoperta della pittura veneziana del Cinquecento, in particolare di Carpaccio e Giorgione; | |
poi nel 1871 e nel 1873, quando scopre in tutta la sua grandezza l'arte di Michelangelo, in contrasto col giudizio negativo espresso sullo scultore fiorentino in ambito preraffaellita (è sintomatico che proprio nel 1871 Ruskin attacchi il Buonarroti nel corso di una conferenza, affermando che «il disegno di Michelangelo [...] era garanzia di morte» ). Da queste varie esperienze cui si sommano le onnipresenti suggestioni letterarie nasce il suo stile composito in cui il recupero della classicità, mediato dalla cultura rinascimentale italiana, non è animato da intenti filologici o eruditi ma introduce a una realtà fantastica e simbolica che si colloca al di fuori della storia. | |
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