Geremia lamenta la distruzione di Gerusalemme, 1630, Amsterdam, Rijksmuseum. È una delle opere più importanti realizzate da Rembrandt nel periodo di Leida. Durante il Settecento e l'Ottocento è stato ritenuto una rappresentazione di Lot davanti a Sodoma in fiamme, oppure Anchise che assiste malinconico all'incendio di Troia o semplicemente come un filosofo in una grotta. L'immagine sembra in realtà riferirsi alla profezia di Geremia sulla distruzione di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor e attinge alla tradizione iconografica di origine medievale che raffigura Geremia seduto su un colle fuori Gerusalemme, in posa malinconica. Un tardo esempio è la xilografia della Bibbia stampata ad Anversa nel 1532. La presenza del prezioso vasellame, invece, è un riferimento al racconto della presa di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor contenuto nelle Antichità giudaiche di Giuseppe Flavio che Rembrandt possedeva nella traduzione tedesca del 1584; lì è narrato come Nabucodonosor liberò Geremia dalla prigione e lo ricoprì di doni preziosi. | |
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