Forse proveniente dalla chiesa di San Domenico a Siena, è tra le opere più celebrate di Francesco di Giorgio, anche se per una parte della critica è da considerarsi opera di bottega. I caratteri di pittura astratta, quasi assorta in se stessa, conferiscono un particolare fascino a questa piccola tavola i cui "errori" prospettici, come per esempio il ribaltamento del piano del leggio, sono da imputare non all'incapacità di un artista ancora alle prime armi, bensi a una precisa volontà di porre la scena rappresentata al di fuori delle comuni coordinate spazio-temporali.