Bruegel
Trionfo della morte Trionfo della morte,
1562 circa,
Madrid, Prado.

Si tratta di un soggetto tipicamente medievale (si pensi a quello celeberrimo di pinto da Buffalmacco nel Camposanto di Pisa durante la seconda metà del XIV secolo) che Bruegel ha però arricchito fondendo insieme varie tradizioni iconografiche: quella della danza macabra, quella del Cavaliere dell'Apocalisse (lo scheletro armato di falce a cavallo può essergli stato suggerito dall'affresco di palazzo Sclafani, probabilmente visto durante un soggiorno a Palermo) e quella della resurrezione dei defunti, come dimostra

uno scheletro in lontananza che sta appena uscendo da una fossa. Gli altri temi sono presi e rielaborati dalle opere di Bosch, come la coppia di amanti (questo il reale significato del duetto musicale) sistemati in basso a destra che richiama il gruppo di suonatori dipinti dall'artista di 's Hertogenbosch nel Carro di fieno. Non diversamente (e questa è un'altra contaminazione iconografica), la scena degli uomini trascinati giù dal ponte rimanda alla nota tradizione del "ponte delle anime" (il ponte è sottile per i peccatori - che cadono - e largo per i beati) e alla descrizione del supplizio per gli orgogliosi utilizzata da Bosch nel Giudizio finale di Vienna, secondo quanto narra la Visione di Tondalo, un testo del XII secolo che ebbe molta fortuna in area fiammingo-germanica. Dal suo ideale maestro, poi, Bruegel riprende anche il riferimento al gioco, allegoria palese della vanità delle cose, che compare, sostanzialmente con le medesime componenti - quella dei dadi e delle carte - anche nell'Inferno musicale di Madrid. Del resto l'idea della vanità delle cose pervade l'intera tavola e si concentra, soprattutto, sulla figura in primo piano del prelato, paradossalmente sostenuto da uno scheletro; scena vicina a certe xilografie di Hans Holbein il Giovane che nel 1525 realizzò una serie di incisioni sul tema della Danza della morte. Accanto al cardinale, invece, uno scheletro mostra a un sovrano morente una clessidra che segna la fine del suo tempo terreno ed è come se gli dicesse: «Prova a governare questo!». Vicino, un altro scheletro affonda le mani in barili ricolmi d'oro sottolineando l'inutilità della ricchezza, proprio come aveva fatto Bosch nella Morte dell'avaro, conservata a Washington. Come si vede, i temi sono simili, ma è il modo di distribuire la materia sulla superficie della tavola che è profondamente diverso. Se La caduta degli angeli ribelli occupava tutto il quadro, qui Bruegel sminuzza il tema in decine di scene sparse sull'area di un immenso, desolato panorama.


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