Bruegel
Margherita/Greta la pazza Margherita/Greta la pazza
(o Dulle Griet),

1563,
Anversa, Museum Mayer van den Bergh.

Ritorna qui un po' l'atmosfera dei quadri di Bosch che Bruegel riprende decisamente in Margherita/Greta la pazza (o Dulle Griet), la megera infernale delle saghe nordiche. Tuttavia, l'intera tavola è fitta di simboli alchimistici, a cominciare dal vascello con la sfera di cristallo che rimanderebbe all"'athanor" dove si compie l'opera alchemica. È significativo, però, che il natante stia sulle spalle di un uomo che ha appena espulso un uovo dal deretano.

Egli s'industria a gettarne con un cucchiaio il contenuto, forse monete, a una folla di omuncoli che s'affaticano a raccattarle vociando. Appare subito chiaro che le connotazioni di quest'operazione alchemica sono negative; ma la critica che Bruegel fa non è all'alchimia ed essa non ha nulla a che vedere con la scettica distanza che gli uomini del nostro secolo hanno preso da quella disciplina. Bruegel, invece, vede qui l'immagine dell'egoismo: il barattare la Verità con la ricchezza. Non per nulla Dulle Griet, che ha lo sguardo allucinato del gonzo (e che quindi non può rappresentare la Verità alchimistica e neppure l'alchimista neofita), stringe fra le braccia un cospicuo tesoro fatto di un piccolo forziere (certo colmo di monete d'oro), di vasellame d'argento, di gioielli. E quella l'immagine stessa dell'egoismo. Per mantenere le sue ricchezze Griet sarebbe capace di tutto: per questo veste la corazza e brandisce la spada. Ma nonostante tutto, non si salverà. I suoi passi sono ciechi e si susseguono uno dietro l'altro fino alla porta dell'inferno che l'aspetta a bocca spalancata.


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