Cézanne
Veduta di Auvers Veduta di Auvers,
1873 circa,
Olio su tela;
cm 65,2 x 81,3,
Chicago (Illinois), Art Institute.

A causa della grande leggerezza del tocco che contraddistingue la tela, l'autenticità del quadro è stata messa in dubbio da alcuni critici. Si tratterebbe invece di un dipinto rimasto incompiuto, al quale mancano quegli strati successivi che rendono volumetriche le tele dello stesso periodo, come La casa dell'impiccato, a Auvers-sur-Oise.

In ogni caso, la Veduta di Auvers è stata definita da Lionello Venturi «una delle prime opere del maestro in cui la vista panoramica si trasforma in motivo pittorico». Cézanne non si preoccupa di riportare con esattezza il paesaggio di Auvers, ma traduce in un'immagine artistica le sensazioni che gli derivano dall'osservazione del luogo. L'insieme dei tetti spioventi, dei corpi bianchi delle case e dei diversi toni di verde del paesaggio appare come un gioco a incastro di forme geometriche.
Secondo Henri Loyrette Cézanne avrebbe ripreso qui la tipologia della veduta a strapiombo adottata nel decennio precedente da Pissarro. Tuttavia, oltre alle indubbie affinità fra i due artisti in questo periodo, si notano anche divergenze nel modo di amalgamare la composizione: mentre Pissarro mantiene un'attenzione alle singole forme, Cézanne sembra fondere il paesaggio in una dimensione meno realista e più specificamente pittorica.
L'interesse per l'osservazione diretta della natura assume consistenza nella pittura di Cézanne, anche se non si sostituisce del tutto alle visioni immaginarie legate ai moti interiori dell'animo: «I quadri dipinti all'interno, in studio - scrive a Zola nel 1866 - non saranno mai buoni come quelli fatti all'aperto. Quando si rappresentano scene all'aperto, il risalto delle figure sul terreno è straordinario e il paesaggio è magnifico. Vedo cose superbe e bisogna che mi decida a dipingere soltanto en plein air».


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