Cézanne
Arlecchino Arlecchino,
1888-1890,
Olio su tela;
cm 100 x 65,
Washington, National Gallery of Art.

In questo periodo Cézanne si cimenta con la rappresentazione di figure tratte dalla Commedia dell'arte che già dal Settecento avevano affascinato i pittori francesi. Il motivo dell'Arlecchino si lega a una tela dello stesso periodo, Martedì grasso, in cui il figlio Paul appare proprio nelle sembianze di Arlecchino e l'amico Louis Guillaume, figlio di un calzolaio, nelle vesti di Pierrot. I due giovani sono colti nell'atto di entrare in una scena come viene suggerito dalla voluminosa tenda che funge da sipario.
In Arlecchino i tratti del volto vengono annullati, coperti da uno strato di bianco come se la figura indossasse una maschera; non sappiamo quindi se si tratti ancora di Paul adolescente. Probabilmente qui il pittore non si è servito direttamente di un modello, ma si è liberamente ispirato all'opera precedente. La concentrazione sull'immagine di Arlecchino dimostra l'interesse da parte di Cézanne per un'elaborazione specificamente spaziale del quadro.

Anche la tenda viene ridotta a un elemento di sfondo che tuttavia possiede una precisa valenza plastica; il pittore adotta come sempre la disposizione per piani in modo da indicare la profondità dello spazio, idea che viene accentuata dall'asta bianca in mano alla figura che taglia diagonalmente il quadro.
Le losanghe dell'abito di Arlecchino, attentamente studiate anche in un disegno conservato a Chicago, diventano l'occasione per una definizione scultorea della forma del corpo e per una distribuzione geometrica delle zone di colore che contrasta con il disordine delle macchie del pavimento e della parete dall'aspetto acquoso. Cézanne elimina gli effetti narrativi e traduce la scena in un fatto meramente pittorico.
«L'Arlecchino possiede - scrive John Rewald - una qualità che Cézanne non ha mai reso, o nemmeno tentato di rendere, in altri dipinti. La tela è allo stesso tempo audace e delicata, tesissima e nondimeno vibrante».


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