Il 2 maggio 1808, 1814, Olio su tela, cm 266 x 345, Madrid, Museo del Prado. Nel febbraio del 1814 Goya rivolge al cardinale Luis de Borbón, che conosceva dall'infanzia, la proposta di "perpetuare per mezzo del pennello le notevoli ed eroiche azioni o scene della nostra gloriosa insurrezione contro il tiranno d'Europa". Vengono così realizzate due grandi composizioni la cui destinazione originaria resta però ignota. | |
In questa tela Goya ha privilegiato l'aspetto espressivo su quello documentario, e raffigura la folla che affronta un contingente francese a cavallo accompagnato dai mamelucchi, mercenari napoleonici. La scena è particolarmente cruenta: in primo piano un cavaliere viene disarcionato e accoltellato; sulla destra i cavalli intrappolati nella moltitudine guardano smarriti in tanta violenza. I volti di uomini e donne, tesi nella battaglia, sono trasfigurati dall'odio. La durezza degli aggressori contro la forza della difesa partigiana non lasciano spazio alcuno all'enfasi celebrativa. Con i colori arancio e ocra si intensificano gli eccessi della lotta, la luce radente si condensa sul cavallo bianco, il sangue sgorga copioso. Il 2 maggio 1808 segna l'inizio della resistenza spagnola che trova nel generale Palafox uno dei suoi eroi. Tomlinson ravvisa l'influenza delle stampe popolari sulle scene goyesche, anche se in queste ultime i riferimenti topografici sono vaghi e non consentono il riconoscimento dei luoghi. | |
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