Autoritratto, 1815, Olio su tela, cm 46 x 35, Madrid, Museo del Prado. Si tratta di una delle immagini più intense di Goya di cui esiste anche una seconda versione con poche impercettibili differenze, conservata all'Accademia di San Fernando. L'artista ha qui sessantanove anni ed è quasi completamente sordo, menomazione che indubbiamente lo porta a sviluppare la capacità di osservazione del mondo circostante, per poter meglio comprendere con gli occhi ciò che l'udito non permette. Goya offre un'immagine di se stesso non autocelebrativa, priva di qualsiasi astrazione: egli si presenta com'è, con tutti i segni che il tempo ha lasciato sul volto. Anzi una certa stanchezza pervade la figura che si dona generosamente all'indagine dello spettatore. Ciò che maggiormente colpisce di questo ritratto è la mobilità dei tratti come se il pittore dovesse parlare da un momento all'altro. | |
Goya ha ormai ridotto al minimo le variazioni cromatiche della tavolozza concentrandosi essenzialmente sul contrasto fra le zone scure e la luce del volto, talmente verosimile da rendere vibrante la cute. Dai diversi autoritratti realizzati nel corso della carriera si può seguire l'evoluzione fisica di Goya, la maturazione del suo sguardo che diventa sempre più disincantato, fino alla drammatica scena con il dottor Arrieta. | |
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