La Leocadia, 1820-1823, Olio su muro trasferito su tela, cm 145,7 x 129,4, Madrid, Museo del Prado.
Il dipinto appartiene al gruppo di quattordici composizioni, definite Pitture nere, realizzate per le pareti della Quinta del Sordo a partire dal 1820. Questa è probabilmente l'unica immagine di Leocadia Zorrilla de Weiss, la giovane compagna degli ultimi anni di vita di Goya. L'identificazione della donna con Leocadia venne fatta dal pittore Antonio Brugada, amico di Goya, al momento dell'inventario delle opere della casa di campagna, realizzato immediatamente dopo la morte dell'artista nel 1828. La donna con la veletta a lutto si appoggia su una tomba, fatto che fu interpretato come una lugubre attesa di morte. Ma le radiografie hanno rivelato che l'immagine ha subìto diversi cambiamenti al punto che il significato iniziale è stato completamente stravolto. | |
Nella versione originaria Leocadia, in una posizione leggermente diversa e priva della veletta, si appoggiava a un elemento architettonico, probabilmente un caminetto, realizzando una sorta di "trompe-l'&brkbar;il". Dall'esame tecnico si desume inoltre che non c'era la balaustra sulla destra. Il cattivo stato di conservazione in cui si trovavano le opere nella Quinta e i danni sofferti con lo stacco dalla parete avvenuto dopo 1873, resero necessari gli interventi di un restauratore che, probabilmente per colmare delle lacune, modificò radicalmente lo schema iniziale. La Leocadia creata da Goya quindi non doveva essere un simulacro di morte, ma più probabilmente una placida immagine domestica collocata in una sala del pianterreno, accanto alle drammatiche scene dei Due vegliardi, del Grande capro e di fronte alla Giuditta e Oloferne. | |
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