Goya
Saturno Saturno,
1820-1823,
Olio su muro trasferito su tela,
cm 143,5 x 81,4,
Madrid, Museo del Prado.

Saturno che divora il figlio è una della rappresentazioni più emblematiche delle Pitture nere, realizzate per la Quinta del Sordo. Secondo la critica il tema di Saturno governava tutte le scene del pianterreno: il dio della melanconia era il filo conduttore di queste inquietanti immagini. La figura terrificante di Saturno, con gli occhi fuori dalle orbite, è intenta a divorare uno dei figli che, diversamente dall'immagine tradizionale, non è un bambino ma un uomo orrendamente mutilato.

Vi sono dei legami stretti fra questa scena e la biografia del maestro: Goya è da poco scampato alla morte, in seguito all'aggravarsi della malattia che lo insidia. Nordström ritiene che l'origine del motivo saturnino vada ricercata proprio nella melanconia che s'impossessò dell'artista ormai vecchio e deluso. Ma vi sono anche dei riferimenti politici alla repressione antiliberale, inaugurata dalla restaurazione di Ferdinando VII, e al ristabilimento dell'Inquisizione. Il temperamento saturnino inoltre per tradizione è anche espressione di creatività artistica e di immaginazione visionaria.

La fonte diretta di questa pittura è il Saturno di Rubens in cui si respira un'analoga violenza anche se la possenza del fisico preannuncia il superamento della condizione caotica, mentre nella figura goyesca aleggia un pessimismo senza riscatto che adombra la fine del genere umano. Dalle fotografie esistenti delle opere della Quinta prima della loro rimozione, avvenuta dopo il 1873, si è verificato che la capigliatura di Saturno era meno folta e lo sguardo più incisivo. Secondo Glendinning, il restauratore censurò anche il pene eretto del dio, presente nelle foto, che indicava il piacere perverso provato da Saturno nel divorare i figli.


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