Monet
"Jardin de l'infante" "Jardin de l'infante",
1867,
Olio su tela;
cm 91 x 62,
Oberlin (Ohio), Allen Memorial Art Museum.

Nella primavera del 1867 Monet e Renoir iniziano a dipingere vedute di Parigi. Claude si installa su un balcone del Louvre e da lì realizza dapprima una veduta di Saint-Germain-l'Auxerrois, con i castagni in fiore, poi una del "Jardin de l'infante" con la cupola del Pantheon sullo sfondo.

L'opera, che si poteva ammirare esposta nella vetrina di Latouche, attira ben presto su di sé una serie di "autorevoli" commenti, talvolta benevoli come quello di Diaz che predice a Monet fama e successo, ma talvolta decisamente negativi. Daumier, profondamente contrariato alla vista di quello che secondo lui era «un orrore» pretende che Latouche lo censuri, togliendolo dalla vetrina; sembra però che anche Manet vedendo il quadro lo ridicolizzi davanti agli amici, dicendo: «Ma guardate questo giovanotto che si vuol cimentare nella pittura en plein air! Come se gli antichi avessero mai pensato a cose simili!».

In realtà il "Jardin de l'infante", così come le altre contemporanee vedute di Parigi, rappresenta un momento peculiare nella sperimentazione di Monet: sulla scia di quelli che aveva già definito «esperimenti su effetti di luce e di colore», il pittore continua a dipingere con una pennellata ancora grassa e densa, ma con l'intenzione di soffermarsi essenzialmente sulle forme, evidenziate da rigidi contrasti tra zone chiare e scure.

Allo stesso tempo però, il taglio prospettico si fa più audace e la pennellata tende a farsi più leggera e vibrante nella descrizione dei passanti o nei rapidi tocchi con cui sono resi i fiori, mentre il colore opaco s'accende a tratti di una luminosità che ben presto sarà liberata in altri dipinti, come Terrazza sul mare a Sainte-Adresse. In seguito Monet tornerà a dipingere ancora vedute di Parigi, tema che del resto affascinerà molti altri pittori della città moderna.



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