Papaveri ad Argenteuil, 1873, Olio su tela; cm 50 x 65, Parigi, Musée d'Orsay. Nello splendido scenario di Argenteuil Monet dipinge la natura, rendendone tutta la straordinaria mobilità espressiva. Il pittore si è trasferito nella ridente cittadina sulla Senna nel 1871 ed è rimasto profondamente affascinato dalla versatilità di quei luoghi: studia a lungo la mobilità delle acque e della luce, ma è anche straordinariamente colpito dalla vivacità cromatica e dall'energia di quei campi pieni di fiori. Papaveri, iris, gladioli e glicini fino alla straordinaria serie delle ninfee: | |
tutta la produzione di Monet è costellata dalla passione per i fiori e per i suoi giardini ad Argenteuil, Vétheuil e Giverny, ove egli sa creare una meravigliosa opera, fondendo natura e arte. Negli anni trascorsi ad Argenteuil Monet torna a dipingere frequentemente sua moglie Camille Doncieux che insieme al figlioletto Jean è probabilmente anche la modella di quest'opera, presentata alla prima mostra degli impressionisti nel 1874. La scena è costruita seguendo un impianto molto semplice, ma in realtà l'interesse di Monet si concentra completamente sul colore dei papaveri che danno una forte vibrazione tonale a tutto l'impianto. Le figure si fondono mirabilmente con l'ambiente: Camille e Jean sono per Monet parte integrante della natura; diversamente da Renoir che, affrontando un tema analogo, fa vibrare la tela di infinite variazioni luminose e cromatiche, senza mai giungere a fondere il soggetto e la realtà circostante. Le vere protagoniste del quadro sono le macchie colorate dei papaveri e indubbiamente la sensazione che se ne riceve è proprio quella descritta da Huysmans nel 1883: un «campo di papaveri fiammeggiante sotto il cielo pallido». | |
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