Monet
Ponte ad Argenteuil Ponte ad Argenteuil,
1874,
Olio su tela;
cm 60 x 80,
Washington, National Gallery of Art.

«Il ponte della ferrovia, le regate, le barche a vela, il bacino di Argenteuil senza dubbio sono i capolavori suoi e le più perfette realizzazioni dell'impressionismo, in cui la spontaneità della visione sviluppa di necessità la magia di uno stile nuovo [...] L'infallibile precisione dell'occhio dà il senso della pienezza della visione». Non sappiamo se il ponte a cui fa riferimento il critico Leymarie sia proprio questo,

ma senza dubbio Ponte ad Argenteuil è un capolavoro impressionista sia per la scelta del tema, frequentato spesso da altri artisti, che per la fedeltà di trascrizione dell'immagine. Il ponte, gli scafi, le vele e la fitta vegetazione sul fondo comunicano uno stupefacente senso di adesione alla realtà.

Monet, suggerisce Seitz, controlla «attentamente la fuga delle linee in profondità» e adatta «il taglio della composizione agli elementi immobili del paesaggio». L'impianto si sviluppa quindi secondo un andamento geometrico che ha delle precise coordinate, mentre il resto della composizione può essere variato con la massima libertà. Lo spostamento delle barche, per esempio, non creerebbe alcuna disarmonia. Varierebbe probabilmente l'incidenza della luce e la mobilità dei riflessi sulla superficie delle acque, ma la struttura ha una sua armonia interna, al punto che Seitz giunge a parlare di «classicismo».

E, in effetti, ogni elemento può essere facilmente ricondotto a questa "formula": così il senso di aderenza al vero; così il colore a cui è affidata la traduzione di ogni minima variazione data dal movimento o dalle qualità atmosferiche o dai timbri luminosi. E così anche la pennellata più densa nella descrizione del ponte o dei boschi, più "soffice ed aerea" per le variazioni del cielo e dell'acqua; in entrambi i casi sempre variamente screziata. E "classico" è anche quel senso di meravigliosa tranquillità che profonde dall'immagine.



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