Monet
Camille Monet in costume giapponese Camille Monet in costume giapponese,
1875,
Olio su tela;
cm 231,5 x 142,
Boston (Massachusetts), Museum of Fine Arts.

Il dipinto, esposto nel 1876 presso la galleria di Durand-Ruel, è stato definito «un colpo di pistola». Pothey in una recensione sulla "Presse" descrive la donna come «una parigina dal viso caparbio, dai capelli biondi, vestita con un costume giapponese di una ricchezza inaudita. L'abito di mollettone rosso è coperto di ricami in seta e oro con figure fantastiche d'un rilievo sorprendente». Si tratta indubbiamente di un'opera singolare, ma anche contraddittoria.

Infatti mai Camille, sua moglie, è apparsa così esotica e artificiale: coi capelli tinti di biondo la "parigina" appare lontanissima dalla donna ritratta innumerevoli volte, all'aperto e con il figlio Jean, ed è simile invece ad alcune figure femminili di Manet. Sembra che il dipinto sia stato realizzato come pendant del ritratto di Camille in abito verde, ma dal confronto appare evidente che in comune le due tele hanno poco più che le dimensioni.

Monet, pur nutrendo dalla più giovane età una passione profonda per l'Oriente e per le stampe giapponesi, non ne aveva mai sottolineato gli aspetti prettamente decorativi, come invece il collega Manet. In questo dipinto l'attenzione del pittore converge invece sull'energia visiva del ricchissimo, forse esagerato impianto decorativo: il kimono rosso fiammeggiante, carico di motivi, si sovrappone alla parete, realizzata con una pennellata a picchiettature, che amplifica l'effetto ornamentale dei numerosi ventagli appesi.

Per non parlare poi dell'incredibile figura di samurai, sbalzato all'esterno con un risultato formidabile. E formidabile risulta anche la vendita dell'opera per 2.000 franchi. Anni dopo però un collezionista informa il pittore che il dipinto era stato rivenduto per ben 150.000 franchi. La risposta di Monet è caustica: secondo lui il compratore ha acquistato «una sciocchezza», poco più che «un capriccio».



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