Monet
Barca a Giverny Barca a Giverny,
1887,
Olio su tela;
cm 198 x 131,
Parigi, Musée d'Orsay.

Qualche tempo dopo aver realizzato quest'opera, nel 1890, Monet scrive al suo amico Geffroy di aver dipinto «cose impossibili da fare; dell'acqua con dell'erba che ondeggia sul fondo, è ammirevole a vedersi, ma è da impazzire volerlo fare». Tra le opere di cui parla vi è anche Barca a Giverny: una tela dal tono «squisitamente francese» dirà giustamente il Seitz, accostabile, come gli altri dipinti realizzati sull'Epte, a composizioni letterarie quali la La ninfea bianca di Mallarmé e Alla ricerca del tempo perduto di Proust o musicali come In barca di Debussy.

Trasferitosi a Giverny sin dal 1883, Monet continua a indagare le superfici acquatiche, la loro trasparenza e mobilità e il misterioso movimento delle piante sul fondo. Studia la vegetazione, ma contemporaneamente scruta l'acqua, le barche e la presenza degli esseri umani in questi luoghi. Dice di voler dipingere «figure come paesaggi» e riesce, come sempre, a fondere armonicamente uomo e natura, ma i risultati raggiunti saranno a dir poco abbaglianti.

Barca a Giverny ne è un esempio significativo: tutti gli elementi della sua ricerca sono presenti e splendidamente "vivi": l'acqua blu-viola si anima di palpitanti picchiettature tra il rosa e il lilla, il colore che descrive gli abiti è talmente carico di luce da risultare quasi irreale e sembra spingersi al di là della fisicità stessa delle ragazze, le sorelle Hoschedé.

Anche la vegetazione è ormai solo il risultato di una fitta e sapiente trama cromatica. Suggestioni orientali si mescolano a una nuova ricerca sulla dimensione spazio-temporale che sembra dilatarsi, allontanandosi dalle ricerche più o meno coeve di altri impressionisti quali Caillebotte, Berthe Morisot o anche Renoir.

Strettamente legata al tema del movimento, compare un'attenzione sempre maggiore alla dimensione temporale: "allungata", in questo caso, "tesa" fino a diventare frammento nel dipinto In barca sull'Epte. Dirà lo stesso Monet: «Vedevamo sempre ciò che mancava sull'altra riva, bello e inaccessibile [...] Passano rapide queste due fanciulle [...] come un sogno o come un desiderio che non si realizzerà mai».

Forse non è un caso che questa tela sia stata acquistata dalla Principessa di Polignac, intima amica di Marcel Proust.



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