Pioppi, 1891, Olio su tela; cm 82 x 81,5, New York, Metropolitan Museum of Art. «Caricavamo delle carriole, talvolta persino un piccolo veicolo da campagna, con mucchi di attrezzature per mettere su una serie di atelier all'aria aperta e i cavalletti si schieravano sull'erba per confrontarsi con Monet e con il sole», ricorda Clemenceau del periodo in cui Monet si dedicò alla serie dei pioppi. L'artista era rimasto colpito da un gruppo di alberi sulle rive della Senna e aveva cominciato a dipingerli, ma venne a sapere che i fusti dovevano essere tagliati e venduti all'asta. Tanto era preso dal suo lavoro, che decise addirittura di offrire del denaro al probabile acquirente per la sua "attesa". E così Monet dipinse file e file di pioppi visti dalla superficie dell'acqua o suggestivi primi piani, con un punto di vista però mai completamente frontale. | |
Coi pioppi, così come precedentemente coi covoni, Monet focalizza la sua attenzione sulla infinitesimalità del particolare e sulla tensione prodotta dal colore, perdendo, in un certo senso, il contatto con l'oggetto in sé. La materia in tal modo si frantuma nella percezione della miriade di microelementi che la compongono, e la visione è completamente affidata al colore che, accentuando lo sfaldamento della realtà, esalta se stesso. Si tratta di una ricerca densa d'implicazioni: ogni elemento palpita infatti nella luminosità del colore puro: le fronde, i cespugli, ma anche l'acqua, che riflette la stessa materia della terra, e il cielo, che condensa i medesimi riflessi. La realtà è intesa nella sua mobilità: a Monet non interessa "un pioppo", ma la "serialità" dei pioppi, il loro essere e interagire con la realtà naturale in ogni momento, dall'alba al tramonto, mentre il sole li trasforma in miriadi di macchie colorate equivalenti tra loro. Questo dipinto è certamente uno dei più suggestivi della serie: sulle rive del fiume emergono i quattro fusti sinuosi ed eleganti tra i soffici cespugli. L'effetto di specularità è molto accentuato, tanto che ogni oggetto si duplica nell'effetto del riflesso. Il particolare decorativo acquista un nuovo valore, non tanto descrittivo, quanto legato a un linearismo e a una purezza formale, non estranei all'influenza dell'arte giapponese. | |
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