Monet
Ponte Charing Cross, il Tamigi Ponte Charing Cross, il Tamigi,
1899-1901,
Olio su tela;
cm 73 x 100,
Lione, Musée des Beaux-Arts.

«Fumo e nebbia; forme, masse architettoniche, prospettive, tutta una città sorda e grondante nella nebbia, nebbia essa stessa [...] il sole prigioniero della foschia, oppure che perfora, in raggi scomposti, la profondità colorata, irradiante, formicolante dell'atmosfera».

Con un linguaggio delirante e suggestivo, Mirbeau descrive le vedute del Tamigi realizzate da Monet durante i suoi viaggi a Londra nell'autunno del 1899 e nei due anni successivi. L'articolo è del 1904, scritto in occasione della mostra alla galleria Durand-Ruel, nella quale, fra le trentasette opere esposte da Monet, figurano molte di quelle londinesi.

L'artista vi ha lavorato con intensità, disponendo davanti a sé una gran quantità di tele, che portava avanti contemporaneamente, descrivendo su ognuna gli effetti di luce dall'alba al crepuscolo e il dissolversi delle forme nella nebbia. Nel 1903 scrive al gallerista: «Non posso mandarvi una sola tela di Londra [...] perché mi è indispensabile averle tutte davanti a me, e a dire il vero nessuna è completamente finita. Le porto innanzi tutte insieme».

Questo permette di spiegare anche le "contraddizioni" implicite nelle datazioni delle opere: infatti, anche nel caso di questo Ponte Charing Cross, il Tamigi, accanto alla firma compare l'anno 1903, quando in realtà la tela è stata eseguita tra il 1899 e il 1901.

Memore degli effetti ottenuti sulla Senna e forse anche di suggestioni d'ascendenza turneriana, Monet dissolve le forme nella purezza del colore. Nel dipinto appaiono ormai appena riconoscibili il ponte ferroviario e, sullo sfondo, il Parlamento: gli oggetti sembrano più simili alle loro ombre e come tali perdono il senso di consistenza e di peso che li qualificava come "veri" elementi.

La realtà è come liquefatta nelle velature delicate e trasparenti del colore: dell'impressione ottica, l'occhio così acuto di Monet coglie solo i barbagli luminosi o alcuni particolari che possano rendere la magia dell'insieme, come la lieve nuvoletta di fumo che si spande al di sopra del ponte. L'attenzione dell'artista si concentra, come già accaduto soprattutto con le cattedrali e le vedute della Senna, sulla resa delle sensazioni registrate davanti a questo frammento del reale: egli ne ha "afferrato" dapprima la consistenza fisica, poi ne ha percepito la dimensione temporale e, attraverso la memoria, la durata e l'impressione all'interno della propria coscienza.



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