Monet
Parlamento di Londra, effetto di sole attraverso la nebbia Parlamento di Londra, effetto di sole attraverso la nebbia,
1900-1901,
Olio su tela;
cm 81 x 92,
Parigi, Musée d'Orsay.

Nell'autunno del 1899 Monet si reca nuovamente a Londra e vi tornerà anche nell'inverno del 1900 e del 1901 per dipingere la città, il Tamigi coi suoi ponti e... la nebbia. «Mi piace tanto Londra, ma [...] soltanto d'inverno [...]. Allora diviene una massa, un tutto unico ed è così semplice. Ma più d'ogni altra cosa, di Londra mi piace la nebbia [...]. È la nebbia che le dà la sua meravigliosa grandiosità sotto questo manto misterioso», dirà in seguito.

Giunto a Londra, grazie a Mary Hunter, un'amica di Sargent, ottiene il permesso di dipingere da una stanza del Saint Thomas Hospital. E Monet lavora febbrilmente, tenendo davanti a sé tutte le tele e passando dall'una all'altra a seconda degli effetti di luce; difficilmente considera completa, terminata, un'opera, e questo permette di comprendere le datazioni "a posteriori" di alcuni dei suoi quadri.

Del Parlamento l'artista realizza numerose vedute, molte delle quali vengono esposte alla galleria Durand-Ruel nel 1904. Monet non rappresenta Londra o il Tamigi o, come in questo caso, il Parlamento, ma la nebbia con i suoi infiniti effetti e variazioni nella luce. La nebbia e il fumo, il sole «prigioniero nella foschia» e una città che perde la propria consistenza, dilatandosi e frantumandosi nel colore, che in questo dipinto diventa talmente intenso nella contrapposizione violenta degli aranci e dei blu-violacei da rasentare l'allucinazione.

L'effetto fumoso e la luminosità irradiante sembrano rendere omaggio ai "vapori" turneriani, ma la pennellata è acuta, incisiva, distesa sulla tela in velature trasparenti e molteplici, tali da rendere non solo l'impressione ottica, ma la percezione interiore dell'artista, che rappresenta ormai non più ciò che vede, ma ciò che sente.

Nelle sue numerose varianti Monet dipinge l'intima essenza della città di Londra, ben al di là degli oggetti che la identificano: «l'anima fumosa, magnifica e formidabile è qui davanti a noi finalmente realizzata» scriverà Mirbeau nel 1904.



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