Apparizione di Cristo alla Vergine, 1628-1630, Cento, Pinacoteca civica. Malvasia cita il quadro nel 1630, anno in cui furono completati i pagamenti: "Una tavola per la Compagnia del Santissimo Nome di Dio in Cento, quando Christo resuscitato apparve alla Madre". Il dipinto è citato dall'Algarotti nel Saggio sopra l'Accademia di Francia fra i capolavori della pittura e fu visto, durante il suo viaggio in Italia del 1786-1788, da Goethe che lo descrisse a lungo e ne scoprì "l'indicibile fervore". Di Guercino Goethe scrisse pagine ammirate: "Un pittore intimamente probo, virilmente sano, senza rozzezze: le sue opere si distinguono anzi per la gentile grazia morale, per tranquilla e libera grandiosità [...]. La levità la purezza e la perfezione del suo pennello sono stupefacenti. Per i panneggi usa colori particolarmente belli, con mezze tinte bruno rossicce, assai ben armonizzanti con l'azzurro che pure predilige". Il quadro fu requisito dai francesi nel 1796 ed esposto al Louvre dove lo vide Stendhal: lo scrittore vi individuò allora una maestosità paragonabile solo a quella di Shakespeare. | |
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