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Grande Plastica 1,
1962
plastica e combustione su telaio d'alluminio.
Le plastiche sembrano introdurre nell'opera di Burri una nota "gestuale". La prima serie, dedicata alle plastiche trasparenti, vede il massimo utilizzo del fuoco. Le prime vengono realizzate intorno ai primi anni Sessanta.
«Una nuova invenzione si è accesa in una materia così usata, così quotidiana e inevitabile», scrive Cesare Brandi, «che quasi non si vede più, si accetta come una delle tante vicende quotidiane che ci impediscono là una direzione, qui un transito, ci impongono nuove forme di apparente asetticità nella presentazione dei cibi come dei fiori. Vogliamo dire la cellophane, la plastica trasparente e revulsiva, questo modo di mettere in vetrina più ancora della vetrina, che una civiltà commerciale ha imposto come un nuovo protocollo della vendita, piuttosto che dell'igiene. La plastica, trasparente e duttile, ma fondamentalmente rigida e scostante, che in quel vedere e non toccare offre come un contrabbando di peccato, un esibizionismo solo in apparenza innocente, ma terribilmente allusivo, e dove la sterilizzazione è sterilità, con cui si toglie il profumo ai fiori come, in altro, il piacere al piacere. Questa vilissima materia quotidiana che si subisce, nel suo sgradevole anonimato, che mima il transito adamantino del cristallo ma per avvilirlo con la pieghevolezza, e sostituisce alla rifrazione uniforme i lampeggiamenti sgradevoli delle pieghe inevitabili che in essa si formano».
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