Burri
Bianco Plastica B. L. Bianco Plastica B. L.,
1967
plastica, acrilico, vinavil e combustione su cellotex.

Il ciclo dei "rossi plastica" e dei "neri plastica" si esaurisce alla metà degli anni Sessanta, quando con coerenza stupefacente (anche perché "interna" al processo evolutivo della sua ricerca), Burri opera la sintesi tra combustio ni e plastiche. Sono i bianchi plastica eseguiti con plastica, acrilici, combustione e vinavil su cartone o cellotex. La visione si semplifica in campiture alternate tra bruciature e bianco, con in più interventi di velature, liquide trasparenze e infiltrazioni cromatiche sulla gamma pressoché esclusiva dei bruni, in un manifestarsi sottocutaneo dell'immagine che per splendore materico fa pensare a Rembrandt. L'evento pittorico si presenta come in aggetto, dispiegandosi frontalmente al confluire dei dossi che designano l'orizzonte: paesaggio e vulva, voragine che tutto risucchia e traduce in bellezza, esso è diventato epifania della forma.



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