Battista Sforza, dopo il 1472, Firenze, Uffizi. I ritratti del duca di Urbino e di sua moglie formavano un dittico che, in origine unito da una cerniera, si apriva e si chiudeva come un libro, lasciando all'esterno i due Trionfi. L'identificazione corretta dei personaggi e relativamente recente; solo nel 1834, infatti, furono abbandonate le vecchie ipotesi secondo le quali si sarebbe trattato di Francesco Petrarca e Laura o di Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini, e la consorte, Isotta degli Atti. L'iscrizione latina posta sotto il Trionfo di Battista Sforza può essere così tradotta: «Colei che seppe conservare la moderazione in tempi favorevoli, vola sulla bocca di tutti gli uomini, adorna della lode delle imprese del grande marito»; quella sotto il Trionfo di Federico suona: «Colui che la fama imperitura delle virtù proclama degno di reggere lo scettro, pari ai più insigni condottieri, I'illustre è portato in grandioso trionfo». L'attenzione per i dettagli, lo stagliarsi dei due profili sulla remota lontananza del paesaggio minuziosamente descritto sembrano testimoniare l'interesse di Piero per l'arte fiamminga. | |
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