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La mariée mise à nu par ses célibataires, même
(Grande vetro),
1915-1923,
Filadelfia, Philadelphia Museum of Art.
L'opera si ruppe nel 1926. Duchamp provvide a ripararla nel 1936 racchiudendola tra due lastre di vetro.
IL GRANDE VETRO RAPPRESENTA evidentemente "qualcosa", anche se non è ben chiaro "che cosa".
Le indicazioni di Duchamp, in proposito, sono pressoché nulle, egli si è limitato a frasi sibilline. Non meno della figurazione, è criptico il titolo (La mariée mise à nu par ses célibataires, même).
Questo titolo, tuttavia, può essere sottoposto a una seconda lettura, secondo il principio delle doppie letture omofone (dallo stesso suono) largamente usato da Duchamp. (...)
Da La mariée mise à nu par ses célibataires (La sposa messa a nudo dai propri scapoli), applicando il principio della seconda lettura omofona, otterremmo: "La Marie est mise à nue par ses céli-batteurs". Ovvero: Maria è messa nella nuvola dai propri "batteurs" (trebbiatori) celesti o celi-trebbiatori.
Il che sembra ben confermato dall'iconografia del Grande vetro. Maria "messa nella nuvola" è la Vergine Assunta e in effetti, come nelle tradizionali iconografie dell'Assunzione della Vergine, il Grande vetro è diviso in due metà; nella metà superiore una nuvola con tre quadrati (la nuvola della santissima Trinità) sta per accogliere la "mariée", ovvero la "Marie"; nella metà inferiore un parallelepipedo in prospettiva, in asse con la Maria che è ascesa, può rievocare il sarcofago vuoto o il feretro, attorno a cui, nelle scene dell'Assunzione, si affollano gli astanti.
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