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Étant donnés:
1) la chute d'eau 2) le gaz d'éclairage,
1946-1966,
Filadelfia, Philadelphia Museum of Art,
(Riproduzione da "La città di Riga" n. 2, 1977).
Ogni traccia d'ironia scompare poi anche nel suo ultimo capolavoro, impegnato in un tipo di figurazione in qualche modo più tradizionale, ovvero la già ricordata scultura-installazione (Environment) di Filadelfia, che si spia dai fori di un'antica porta serrata, i cui battenti Marcel Duchamp si era portato dalla Spagna.
L'osservatore, tenuto a bada dalla distanza, vede il corpo nudo di una giovane sdraiata e a gambe aperte, nella posizione del coito o del parto. La donna è inquadrata dai contorni di un muro sbreccato, o quasi di una grotta; con la mano tiene alzata una "fallica" lampada accesa; sullo sfondo, un brano di natura verdeggiante, con una fonte, continuamente alimentata, che colma un bacino. Un fascio di luce, ha prescritto Duchamp, "doit tomber verticalement, exactement, sur le con": deve cadere verticalmente, esattamente, sulla vulva. Il titolo riprende una nota per il Grande vetro: Étant donnés: 1. la chute d'eau, 2. le gaz d'éclairage (essendo dati: 1. la cascata d'acqua, 2. il gas illuminante). Dati dunque l'acqua e il fuoco, che sono, una volta di più, i due "contrari" alchimistici, femminile e maschile. I quattro elementi (il fuoco della lampada, l'acqua della fonte, la terra, l'aria) disegnano in sostanza un "teatro" della Natura, il cui simbolo è il sesso della donna.
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