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Autoritratto,
1905-1906,
Milano, pinacoteca di Brera.
Pulito di recente ed esposto alla pinacoteca di Brera, l'Autoritratto del 1905-1906 ci ha restituito l'immagine di un Boccioni molto giovane, al tempo in cui frequenta ancora lo studio di Giacomo Balla nel periodo romano di apprendistato.
In una stanza in cui il letto ricorda persino quello del celebre quadro di van Gogh, Boccioni si presenta nelle vesti di pittore. I baffi, la bocca e gli occhi fissi nel vuoto sono ben delineati. Anche la camicia, benché scurissima, si fa leggere nei minimi particolari. Tuttavia è la mano che assume il massimo risalto: in primo piano, bene in luce e coperta di macchie di colore, impugna un gruppo di pennelli. Quei pennelli ostentati come un'arma sono un destino, una scelta con cui convivere per sempre. L'artista si mostra determinato nella strada intrapresa ma, inspiegabilmente, due pennelli gli sfuggono, si distaccano dagli altri. Noi oggi, in quello strano incidente, potremmo scorgere quasi un presagio, una premonizione. Invece all'artista, a freddo, dopo qualche tempo, quel pugno carico di pennelli deve essere apparso di eccessiva arroganza se lo nascose alla vista degli altri.
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