La signora Massimino, 1908. In molti ritratti Boccioni contrappone il luogo intimo e privato di una stanza alla realtà esterna di una strada, inquadrata nel telaio di una finestra chiusa. Nel primo di questi ritratti, La signora Massimino (1908), il gioco della luce si concentra sulla figura della donna seduta in un interno. Le immagini all'esterno invece - quasi del tutto in ombra tranne le poche figure bruciate nella striscia di sole - appaiono comparse casuali, disseminate sullo sfondo appiattito degli edifici, del tram e del carrettino con cavallo. La casa, la finestra assumono quindi il senso di un punto protetto da cui osservare, dall'alto, lo spettacolo lontano della vita della città. | |
Nel suo diario, Boccioni annota con precisione le date di esecuzione e il lungo lavoro che il dipinto richiede, e conclude insodisfatto: «Che miserie di risorse, che distanza tra quello che volevo fare e quello che ho fatto. Lo lascio per non guastarlo di più». | |
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