Una Moderna Olympia, 1869-1870, Olio su tela; cm 57 x 57, Collezione privata. Il riferimento esplicito a Manet segna uno spartiacque nella pittura di Cézanne: da un lato la forte influenza esercitata dal pittore della Colazione sull'erba e dall'altro la necessità di sottrarsi al gioco di questo modello per inaugurare un proprio cammino. Una moderna Olympia testimonia quindi il riconoscimento da parte di Cézanne del grande artista e allo stesso tempo la volontà di essere ancora più "moderno" e dirompente. | |
L'Olympia di Manet, che nel 1863 aveva suscitato un grande scandalo, era ormai metabolizzata e Cézanne, misurandosi più volte con lo stesso tema, ne dà un'interpretazione del tutto diversa, conservando in comune il titolo e poco più. In questa prima versione del soggetto, la matrice manetiana risulta ancora evidente nel contrasto fra il nero dei contorni della figura maschile e il candore del corpo della donna e del lenzuolo. Tuttavia, rispetto al prototipo Cézanne costruisce uno spazio simbolico in cui la fantesca di colore retrocede dalla scena assumendo la consistenza di una statua sul fondo; la natura morta sul bizzarro tavolino si offre come unico elemento oggettivo di una composizione che acquista sempre più un carattere immaginario; e la figura dell'uomo seduto in primo piano concretizza quel gusto voyeuristico che in Manet era lasciato all'occhio dell'osservatore. Nella seconda versione, del 1873, le forme tendono a un'ulteriore smaterializzazione. Le brevi pennellate di colori brillanti e i contorni vibranti e indefiniti rendono le figure evanescenti: l'Olympia appare sospesa a mezz'aria come su una nuvola, mentre particolari come il vaso di fiori sulla destra, il tavolino o il cappello e il cagnolino neri, diventano preponderanti rispetto alla protagonista. Cézanne traduce, in una pittura asciutta e antidecorativa, aspetti della cultura borghese, attratta dalle visioni teatrali e anacronistiche e sempre pronta a gridare allo scandalo. Questa versione viene presentata alla prima mostra impressionista da Nadar nel 1874, suscitando reazioni indignate: Louis Leroy scrive sul "Chiarivari": «Ahimè! Andate a vederla, quella! Una donna piegata in due, cui una negra toglie l'ultimo velo per offrirla in tutta la sua bruttezza agli occhi incantati di un fantoccio bruno. Vi ricordate dell'Olympia di Manet? Ebbene, era un capolavoro di disegno, a paragone di quella di Cézanne». | |
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