Tiziano
Salomè Salomè,
1513-1514,
Olio su tela;
89,3 x 73 cm
Roma, Galleria Doria Pamphilj.

Salomè e Giuditta, le due eroine ebree di norma caratterizzate dall'attributo cruento delle teste mozzate, rispettivamente, di Giovanni Battista e di Oloferne, sono spose mancate, che per motivi assai diversi hanno sacrificato amore e sessualità alla ragion di Stato. Salomè fanciulla, istigata dalla madre Erodiade, ha danzato davanti a Erode, conturbandolo e guadagnandosene il premio: senza immaginare che il "premio" sarebbe stato la testa del Battista. Giuditta, giovane vedova della città di Betulia assediata dagli Assiri, s'è presentata nottetempo al campo dei nemici e alla tenda del loro re Oloferne, lasciandogli immaginare quel che chiunque avrebbe immaginato, fingendo d'accettare le sue blandizie, riempiendogli in continuazione il bicchiere: per poi decapitarlo nel sonno dell'ubriachezza.

A differenza della terribile, durissima eroina dipinta da Sebastiano Luciani poco prima del trasferimento a Roma (dove assumerà la fastidiosa denominazione metallica di Sebastiano del Piombo), la Salomè di Tiziano è una fanciulla dolcissima e malinconica coinvolta in un gioco più grande di lei, perdutamente innamorata di Giovanni (secondo una leggenda medioevale che annulla ogni scarto tra sacro e profano) e costretta ad accontentarsi di un estremo, obliquo, obnubilato sguardo alla testa sul vassoio. La presenza di Cupido sull'arco a segnalare l'atmosfera amorosa è del tutto superflua: basta quello sguardo di Salomè, il ricciolo scomposto sulla tempia e quelli caduti sulla spalla, la bianca camicia scostata dal seno sotto l'abito vermiglio, e soprattutto i capelli di Giovanni piovuti sul braccio nudo di lei, che li accoglie come morbido vaso.

Non esistono nelle immagini del tempo molti altri esempi di tanto raffinata sensualità, di così clamoroso impatto emozionale. Ciò è dovuto con ogni probabilità al coinvolgimento personale del pittore in una drammatica quanto imprecisabile vicenda sentimentale: la testa del Battista sembra infatti un autoritratto di Tiziano intorno ai trent'anni, che si presenta in tal modo come "vittima" della donna amata. Conosciamo le fattezze di Tiziano soltanto da vecchio, in immagini sue e di suoi colleghi: ma vi ritroviamo la fronte alta e ricurva dall'accentuata stempiatura, nonché l'inconfondibile profilo dal pronunciato naso aquilino. Vediamo l'autoritratto in xilografia di Giovanni Britto, l'Autoritratto del Prado e la singolare figura di Tiziano musico nelle Nozze di Cana di Paolo Veronese.

Per questo la Salomè di Tiziano si presenta un po' vestita e un po' discinta come le giovani spose dei ritratti di questi anni. Vale lo stesso discorso per Giuditta, che in un dipinto di Giovanni Cariani espone un seno in evidenza e l'altro in trasparenza, e cinge i fianchi con una fascia colorata dall'enorme fiocco, simbolo di controllo della voluttà; mentre Vincenzo Catena la immagina come una fanciulla dallo sguardo concentrato e appassionato, vestita della sola camicia bianca, "intimo" di prammatica, ad addolcire l'esibizione di castità difesa da virtù guerriera.



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