Tiziano
Flora Flora,
1515-1517,
Olio su tela;
79,7 x 63,5 cm
Firenze, Galleria degli Uffizi.

La rappresentazione della donna in termini diretti o simbolici di celebrazione matrimoniale passa assai spesso per il travestimento mitologico, pur mantenendo modalità, tipologia e impaginazione del ritratto. Il travestimento più frequente e appropriato chiama in causa Flora, moglie di Zefiro, sinonimo di concordia maritale e di fecondità naturale secondo la tradizione ovidiana (Fasti V, 201-212): la riconosciamo, e la nominiamo, dall'offerta metaforica del mazzetto primaverile di fiori (roselline, margherite, violette, gelsomini, primule, ranuncoli e quant'altro).
Ma le Flore della pittura veneziana hanno anche le consuete caratteristiche dei ritratti di giovani spose. Espongono o lasciano almeno intravedere il seno, sciolgono sulle spalle nude i lunghi capelli, talvolta coperti o attraversati dal velo nuziale, allentano o depongono il manto per mostrarsi nella riservata intimità della camicia bianca, ultimo fragilissimo baluardo opposto/offerto allo sposo.

Sfoggiano, naturalmente, anelli, bracciali, collane e altre simboliche "catene" d'amore. Si presentano, insomma, dichiarando in maniera esplicita, e non solo con la parziale esibizione del corpo ma con i consolidati meccanismi di gesti e sguardi, oltre che con un intero corredo di simboli appropriati, tutta la variabile forza della propria sessualità.

Bartolomeo Veneto rappresenta una Flora adolescente e quasi sbarazzina, dal seno coerentemente acerbo ma dallo sguardo sufficientemente assassino e dal gesto elegantemente intrigante; come non bastassero questi elementi, e i capelli sciolti e il velo, la giovinetta porta due gioielli importanti sulla fronte e sul petto, sede della ragione e sede del sentimento, e s'adorna il capo di mirto, sacro a Venere e alle nozze.

Le Flore di Tiziano e Palma il Vecchio - come è lecito attendersi - sono appunto più floride, mature, consapevoli. Quella di Tiziano denuncia una lieve preoccupazione sul viso stupendamente espressivo e una lievissima difficoltà a scoprire il seno; quella di Palma, che porta un velo tra i capelli e i lacci d'amore al polso sinistro, appare più tranquilla nell'offerta dello sguardo e del corpo. Tutte e due portano all'anulare della mano destra, quella col mazzolino, l'anello della promessa, celato/evidenziato in mezzo alle foglie e ai fiori.

Tutte e due, inoltre, fanno con la mano sinistra l'identico gesto, più in risalto in Tiziano sul sontuoso broccato di vermiglio e d'oro, un tantino attenuato in Palma dall'ingombro del panno verde: dirigono verso il ventre l'indice e il medio aperti a forbice. L'indicazione del ventre alle soglie del matrimonio non richiede certo ulteriori delucidazioni. Ma possiamo fare ancora due illazioni: il gesto segnala "due", annuncia l'unione di questo corpo con un altro corpo; il gesto segnala "la forbice", allude all'imminente "taglio" del cinto virginale.

Ne troviamo conferma in una Giovane sposa ritratta da Giovanni Cariani, che evidentemente non gradisce l'idea di spogliarsi in immagine, tanto che si presenta vestita di tutto punto contentandosi di un attraente "decolleté". In assenza dei segnali del corpo, restano il fiore nei capelli, il laccio d'amore al collo, il velo sulle spalle, l'anello all'anulare della mano destra, e soprattutto l'indice e il medio aperti a forbice sul ventre in direzione della cintura stretta dal fiocco ingombrante, segnale di una verginità ormai da recidere.



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