Tiziano
Assunta Assunta,
1516-1518,
Olio su tavola;
690 x 360 cm
Venezia, Santa Maria Gloriosa dei Frari.

Negli anni 1510-1515, rappresentati soprattutto dalle celebri allegorie "umanistiche" d'amore e musica, Tiziano non trascura tuttavia i generi tradizionali. Intorno al 1510 esegue per Santo Spirito in Isola la pala, oggi alla Salute, con San Marco in trono tra i santi Cosma, Damiano, Rocco e Sebastiano, e quella per ignota destinazione con Madonna e Bambino tra i santi Antonio da Padova e Rocco, oggi al Prado: ambedue, date le presenze in campo, da leggere quali scongiuri contro la peste. Tra i quadri di devozione privata sarà opportuno ricordare almeno il Battesimo di Cristo della Pinacoteca capitolina, importante perché il committente che assiste all'evento, identificabile in base alle note di Marcantonio Michiel con il mercante Giovanni Ram, proprietario anche di opere di Giorgione, è buon testimone del "passaggio di consegne" tra i due pittori; il Noli me tangere di Londra, con l'appassionata Maddalena protesa nel frustrato tentativo di toccare il Cristo risorto dal sepolcro e mascherato da ortolano; la Madonna col Bambino, santa Caterina e il donatore presentato da san Domenico della Fondazione Magnani Rocca.

S'arriva così al momento in cui l'intreccio pazientemente allestito di pubbliche e private relazioni schiude a Tiziano anche le grandi commissioni di pale d'altare. In Santa Maria Gloriosa dei Frari, dove si incrociano e si sovrappongono senza alcuna difficoltà politica e religione, esigenze celebrative e famigliari del patriziato veneziano ed esigenze teologali e liturgiche dei francescani conventuali, insomma le strutture di potere d'ambedue le parti, Tiziano trova i risultati conclusivi della lunga preparazione al successo.

Nella pala dell'Assunta per l'altare maggiore, commissionata nel 1516 e collocata con gran pompa il 19 maggio 1518, come riferiscono i preziosi Diarii di Marin Sanudo, Tiziano elimina ogni tradizionale riferimento iconografico alla morte, al compianto, alla tomba, e inventa - sulla scorta e a sostegno, beninteso, della contemporanea teologia francescana - l'ascesa gloriosa di Maria incorrotta e incorruttibile alla luce del Padre e all'incoronazione come Regina del Cielo, tra la gioiosa meraviglia degli angeli e la stravolta agitazione degli apostoli.

La rappresentazione di Maria gloriosa, in trono o in cielo, è contemporaneamente una metafora (la sola figurativamente praticabile) della sua Immacolata Concezione, ossia della sua nascita senza il peccato originale. Non ancora dogma (lo diventerà solo nel 1854), l'Immacolata Concezione di Maria, sostenuta con decisione dai francescani contro le non meno decise resistenze dei domenicani, si afferma tuttavia in quest'epoca sul piano della celebrazione liturgica, della codificazione teologica e della devozione popolare.

Giovanni Bellini ne era stato, per immagini, il campione. Nella pala per la chiesa francescana di San Giobbe, aveva innalzato Maria sul trono come «intatto fiore di virginale bellezza» (è scritto, in latino, nel catino absidale dorato), protetta dall'ombrello che le compete in quanto Regina del Cielo. Nel trittico anch'esso ai Frari, l'aveva avvolta di musica e luce, qualificandola come «porta sicura del cielo» (è scritto, in latino, nel catino absidale dorato), e assegnandole la compagnia di san Benedetto con la Bibbia aperta al passo dell'Ecclesiastico che forniva allora le basi concettuali, e l'autorità scritturale, al dogma della privilegiata concezione.

Perché allora, per la nuova Assunta, non fu chiamato Bellini, che oltretutto ai Frari era già di casa? La risposta è assai semplice: Giovanni era morto la mattina del 29 novembre 1516, stando a quanto annota Marin Sanudo nei suoi Diarii, ricordando che, vecchio com'era, ancora «depenzeva per excellentia». Tiziano può ormai sottrarsi a ogni confronto e allestire la stupefacente macchina "moderna" di moti e luci che annulla definitivamente ordini e misure della diligenza quattrocentesca, e annulla insieme ogni iscrizione e ogni latino, perché non c'è più architettura, non c'è più catino absidale, ma il cielo è tutto una gran volta dorata e quel che prima poteva soltanto essere scritto è ora direttamente e magicamente tradotto in linguaggio pittorico.



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