Presentazione di Maria al tempio, 1534-1538, Olio su tela; 345 x 775 cm Venezia, Gallerie dell'Accademia.
| |
Il grande telero della Presentazione di Maria al tempio è una delle rare opere di Tiziano eseguite per una Scuola Grande, ossia per una delle confraternite maggiori di Venezia: è tuttora collocato nel suo luogo d'origine, la sala dell'Albergo della Scuola di Santa Maria della Carità, oggi incorporata nelle Gallerie dell'Accademia. La Scuola aveva già bandito nel 1504 il relativo "concorso", vinto da un modesto pittore oggi noto solo agli specialisti, Pasqualino Veneto, che però - forse per l'emozione dell'inatteso successo - morì poco più tardi. L'iniziativa fu per lungo tempo accantonata. Ne resta traccia in un disegno di Vittore Carpaccio, probabilmente quello presentato al concorso, poi riusato in parte dalla sua bottega per la Presentazione della Scuola degli Albanesi; e forse, se si considera che lo sfortunato Pasqualino era assai vicino a Giovan Battista Cima, nella Presentazione oggi a Dresda dell'eccellente pittore di Conegliano. Questo irrisolto preludio serve a spiegare che trent'anni dopo, al momento della nuova impresa, Tiziano dovette tener conto della grande tradizione veneziana quattro/cinquecentesca del telero narrativo/celebrativo a decorazione delle sale di rappresentanza delle fraternite cittadine, una tradizione resa illustre soprattutto da Gentile Bellini con le storie della reliquia della croce per la Scuola di San Giovanni Evangelista e da Vittore Carpaccio con i cicli per le Scuole di Sant'Orsola, di San Giorgio degli Schiavoni, di Santo Stefano. La Presentazione al tempio di Tiziano organizza dunque secondo la consueta struttura "processionale" la figurazione di un evento che sta esattamente alla soglia tra legge e grazia, tra mondo ebraico e mondo cristiano: Maria appena adolescente sale al tempio in conformità dell'usanza ebraica, ma la sua figuretta solitaria sulle scale brilla già della divina luce di una nuova era. La contrapposizione del cristianesimo all'ebraismo e al paganesimo è simbolicamente sottolineata dalle due presenze in basso a destra, ai lati del "taglio" originario dovuto all'apertura di una porta: da una parte il torso classico, opportunamente mutilo in quanto rappresenta l'ormai inarrestabile degrado del mondo pagano; dall'altra la vecchia ebrea che, secondo diffusa tradizione iconografica, vende offerte rituali per il tempio, un nero agnello sacrificale, una gallina e una cesta di uova (queste ultime, per la verità, assolutamente irrituali), ed è appunto immagine della persistenza ma anche del progressivo esaurimento della cultura e della religione ebraica. Se il comportamento rispettoso di Maria e dei suoi genitori dichiara in ogni caso la continuità tra mondo ebraico e mondo cristiano, l'unica continuità tra questo e il mondo pagano è stabilita sul piano culturale, e precisamente dall'architettura. Gli edifici all'antica rimandano alle moderne scenografie di Sebastiano Serlio, amico di Tiziano, che includono tra l'altro due "meraviglie" romane, la piramide di Romolo e l'obelisco vaticano. Proprio nelle immagini di Presentazione al tempio (ma non solo) compare regolarmente un monumento che sembra sovrapporre i due monumenti romani: non solo nel telero di Tiziano, ma prima nell'affresco di Lorenzo Lotto in San Michele al Pozzo Bianco a Bergamo e dopo nelle portelle d'organo di Tintoretto per la chiesa veneziana della Madonna dell'Orto. Poiché secondo antica tradizione la sfera alla sommità dell'obelisco vaticano conteneva le ceneri di Giulio Cesare, il monumento dipinto riunisce il significato sapienziale della piramide, il significato trionfale dell'obelisco e il significato funerario dell'urna, sottolineando così al tempo stesso grandezza e decadenza del mondo romano. Davanti alle scale si raduna un pubblico alquanto agitato, tanto che un confratello in nero deve intervenire a raccomandare la calma con gesto eloquente; tra la folla si riconoscono forse Elisabetta e Zaccaria, e di certo Anna e Gioacchino, i genitori di Maria, posti significativamente in asse con le due cime montane e le morbide nuvole, che saranno anche elementi naturali di uno splendido paesaggio ma sono in primo luogo attributi tradizionali della Vergine e in particolare della sua Immacolata Concezione. Seguono poi i massimi funzionari della Scuola della Carità - in testa il Guardian Grande in rosso - che attendono ancora il recupero dei loro nomi e della loro storia. Il dipinto si chiude sulla donna ammantata con un bambino in braccio che riceve l'elemosina da un anziano confratello: chiusura appropriatissima per il gigantesco manifesto pittorico voluto dall'istituzione intitolata proprio alla Carità. | |
inizio | cronologia | capolavori | bibliografia | scheda | sommario | internet |